ARTURO CUSSIGH

(Tolmezzo, 1911 – 1990)

Arturo Cussigh è originario di Tolmezzo e la sua vita si svolge nel capoluogo carnico fino alle scuole medie. Decide di non proseguire gli studi e si muove a Trieste, dove viene assunto presso uno studio fotografico. L’atmosfera vivace degli anni Venti della città e l’incontro con  il pittore acquarellista e caricaturista Orfeo Toppi svelano in lui la predisposizione all’arte pittorica.

Si trasferisce a Venezia per riprendere gli studi e lì frequenta il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti, avvalendosi degli insegnamenti di maestri come Bruno Saetti, Virgilio Guidi, Guido Cadorin. L’esperienza formativa prosegue a Bologna con Virgilio Guidi  e qui conosce anche Morandi, insegnante presso l’Accademia. Il diploma lo consegue nel 1937. Si inserisce immediatamente nell’ambiente artistico nazionale e frequenta artisti di alto livello come Carrà, Sironi, Soffici, Carena, Campigli. Ardengo Soffici ritiene che nelle sue opere vi sia “vera arte, sincerità assoluta, naturalezza ed aura poetica….Tra i giovani che mi capita di vedere e di giudicare dai lavori che mi presentano, è uno dei migliori e più promettenti”.

Cussigh è molto legato alla sua terra e quando vi fa ritorno interpreta in maniera confidenziale i paesaggi e la natura natii. Durante la seconda guerra mondiale viene inviato in Slovenia e finito il conflitto mondiale, rientra nell’amata Tolmezzo dove si dedica totalmente alla pittura e all’insegnamento. Oltre a mostre personali di successo, partecipa a numerose esposizioni collettive. L’ultima mostra importante dell’artista è quella che ha luogo a Tolmezzo tra il 1989 ed il 1990.

Arturo Cussigh è stato definito il “pittore dei fiori” per l’insistenza del tema che compare in moltissime opere dell’artista ispirate alla bellezza della flora montana. Egli è rimasto fedele alle suggestioni naturalistiche della terra carnica, di cui ha rappresentato anche le varietà del paesaggio alpino, con la sua connotazione plastica e i suoi toni poetici, rapportati alle atmosfere delle varie stagioni. Le due opere presenti nella Galleria De Cillia esprimono l’una l’interesse costante del pittore per i soggetti vegetali menzionati e l’altra può essere considerata un palpitante omaggio alla cultura carnica, con i suoi simboli e i suoi miti. Il soggetto floreale è un olio di cm 45×46 intitolato “Ranuncoli” e rappresenta questi luminosi fiori primaverili disposti in un “bronzino”, ossia nel tipico recipiente d’epoca in uso nel passato. L’altro, ispirato alle note maschere lignee carniche, è un olio intitolato Tre maschere di cm 40×41, raffigurante personaggi misteriosi del mondo popolare alpino.

Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione delle opere consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.