LUCIANO DEL ZOTTO

(Udine, 1932 – 2010)

Luciano Del Zotto ha conseguito la maturità artistica a Venezia e l’abilitazione all’insegnamento a Roma. Nelle opere giovanili la traccia narrativa neorealista si perde in meandri d’ascendenza cubista: colore ridotto a poche note in sequenze d’incastri, letture reinventate del primo Afro astratto. Successivamente la forma si orchestra sempre più liberamente. Linearismi fratti, segmentati, curvilinei, nastriformi, lampi, reticoli, annodature antropomorfe si pongono in contrappunto con frementi vibrazioni cromatiche nere, rosse, azzurre, grigie. Le ceramiche alludono a frammenti arcaici emersi dal sottosuolo con preziosa lucentezza di smalti, o a mappe ideali di fantastiche sollecitazioni. Frequenti i ritorni figurativi ispirati espressionisticamente a una qual lontana memoria novecentista, tesi a sottolineare valori di solidarietà e contenuti morali.

Il procedere linguistico, in cui domina la fluidità sempre più asciutta del nudo, si accompagna a una narrativa complessità. Compare il colore acceso, mediterraneo, un’aura mitica fa pensare alle epiche sintesi di Sironi. Altre volte il tratto descrittivo, domestico, propende per l’appunto veristico.

Nelle sculture in bronzo, pietra, terracotta, l’artista risente di certo monumentalismo alla Henry Moore, schematizzato e reso elementare. I lavori più recenti esaltano, lungo una direttrice di recuperata classicità, le potenzialità plastico-emotive, la bellezza luminosa, del nudo femminile, o sintetizzano l’immagine bidimensionale entro schemi visivi semplificati dal tentativo di coglierne l’ideale essenza. Domina a volte nelle figure muliebri una solennità arcaica, insieme a limpidezza di respiro lirico e quasi naif, o a raffinate elaborazioni colte. Oltre al novecentismo, Del Zotto guardava al Picasso neoclassico, al neorealismo di Guttuso, alle accensioni balenanti di Aligi Sassu.

“Fantasioso eclettismo caratterizza la produzione di Luciano Del Zotto. La forma, orchestrata liberamente secondo sintesi cubiste alludeva, soprattutto nelle ceramiche, a frammenti arcaici. Frequenti ritorni figurativi tesi a sottolineare valori di solidarietà e contenuti etici”. Questa sintetica presentazione dell’operato di Del Zotto, scritta dal critico Licio Damiani nel suo saggio ”Friuli Venezia Giulia. L’arte del Novecento” delinea la complessità dell’impegno artistico del pittore-scultore, la cui caratteristica è individuabile nel segno e nel colore deciso e intenso per quanto concerne la grafica e la pittura, in una plasticità pervasa da accenti drammatici, esistenziali, per quanto riguarda la sua opera scultorea. Componenti espressive queste rilevabili nella piccola “Scultura ceramica”, del 1970, presente nella raccolta De Cillia.

Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione dell’opera consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.