EDOARDO DEVETTA

(Trieste, 1912 – 1993)

La formazione artistica di Edoardo Devetta è caratterizzata da un percorso del tutto personale, da autodidatta, che inizialmente lo vede vicino a Fiorenzo Tomea conosciuto durante il servizio militare a Udine nel 1940. Da questo incontro casuale nasce un’importante amicizia che spingerà Devetta a dedicarsi interamente all’attività pittorica.

I suoi esordi sono legati ad alcune gallerie d’arte cittadine, quali la Galleria Trieste, Al Corso e la San Giusto, e ai nomi dei colleghi Anzil, Bergagna, Righi, Daneo, De Cillia e Mascherini con i quali durante gli anni Quaranta partecipa a numerose collettive tra Trieste, Udine e Venezia e nel 1948 alla “V Edizione della Quadriennale di Roma”. Nel maggio 1944 viene allestita la sua prima personale negli spazi della Galleria Al Corso di Trieste, accolta favorevolmente dalla stampa che sottolinea le capacità paesaggistiche e le qualità cromatiche e atmosferiche della sua opera.

Fin dagli esordi la sua pittura è dominata dall’ interesse per il colore nelle sue diverse valenze, una ricerca che sarà costante nel tempo fino alle ultime prove degli anni Ottanta. Durante gli anni Cinquanta Edoardo Devetta ottiene numerosi riconoscimenti, anche a livello nazionale: nel 1955 è presente alla VII Quadriennale di Roma, nel 1957 partecipa alla XII Biennale d’Arte Triveneta di Padova e nel ’59 alla LXIV Biennale Nazionale di Verona. Negli anni Sessanta si intensificano le esposizioni personali, tra cui la mostra negli spazi del Centro artistico San Babila di Milano presentata da Luciano Budigna, la mostra presso la Galleria d’arte Il Girasole di Udine nel ’63 e l’esposizione del ’66 alla Galleria Triestina La Torbandena.  Gli anni Sessanta sono anche gli anni della partecipazione alla XXXIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia all’interno della sezione “Aspetti del primo Astrattismo italiano” e alla “I Biennale d’Arte degli artisti della regione Friuli Venezia Giulia” di Trieste. Gli anni Settanta si aprono con un’importante personale negli spazi della Galleria Zanini di Roma dove vengono presentate ventidue opere in cui emerge il Devetta più informale e materico.

Nelle sue opere si va definendo quel particolare e personalissimo informale che lo distingue dalle esperienze contemporanee: l’artista rimane legato ai soggetti e ai luoghi del suo esordio pittorico, paesaggi marini e del Carso e vedute di Trieste, tanto che la sua pittura verrà definita come “l’ultimo esito di un decantato e raffinato impressionismo”. Qui la sua pittura entra nel vivo della ricerca artistica contemporanea e della problematica astratta e informale. Nei suoi lavori la complessa matrice coloristica veneta e mitteleuropea viene attualizzata attraverso un raffinato e meditato uso del colore e della luce in cui una gestualità, sempre contenuta e misurata, costruisce un’immagine dominata dal colore dove il dato reale rimane solo parzialmente riconoscibile.

Negli ultimi anni della sua vita Edoardo Devetta si dedica interamente a una nuova rielaborazione del tema del paesaggio esponendo opere in cui, una volta abbandonate le formule stilistiche, riemerge l’interesse per il dato realistico accompagnato alla costante ricerca luministico-cromatica. La sua pittura si è articolata quindi attraverso un processo di svincolamento dalla rappresentazione oggettiva della realtà, per giungere a una forma di vera e propria materializzazione dell’immagine. Un processo che ha avuto inizio dopo la realizzazione delle prime opere di paesaggio risalenti agli anni ’40.

Già nel quadro presente nella Galleria De Cillia, intitolato “Casa di Anzil”, un olio di cm 35×60 datato 1959, il procedimento tendente ad ottenere l’autonomia del colore, rispetto alle esigenze della rappresentazione, emerge con evidenza nella esiguità dei segni riferiti agli elementi del paesaggio, per far prevalere appunto il linguaggio del colore, espressione di sentimenti teneri e innocenti. Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione dell’opera consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.