GIORGIO GOMIRATO

(Udine, 1932)

Giorgio Gomirato è uno di quei casi isolati, sempre più rari, che ancora oggi la cosiddetta ‘provincia’ ci regala come perla preziosa di una sensibilità poetica sbocciata ai margini di una via maestra dell’arte contemporanea, sempre più modaiola e salottiera, pervasa com’è da problematiche estetiche, etiche, esistenziali e concettuali sempre piu’ distanti dai contenuti propri della realtà e del vissuto quotidiano Nel bianco e nero delle sue incisioni si sente pulsare la vita e l’anima del Friuli.

C’è la solitudine, la malinconia, la fatica del vivere quotidiano, il rimpianto delle cose perdute, la nostalgia degli affetti più cari e lontani; ma c’è anche la spensieratezza e il gioco, la magia e il mistero, il sogno e la fantasia, il moto di spirito e l’irriverenza di chi non vuol prendere troppo sul serio gli accadimenti di questo mondo e di questo tempo. C’è una felicità creativa che sgorga incontaminata, con forza primigenia, che l’affabulazione libera e sciolta del segno contiene nella misura di una raggiunta maturità’ espressiva e stilistica. C’è il mistero e la magia di una terra ricca di tradizioni e superstizioni, di un Friuli rurale, contadino, religioso e laborioso, prospero, sincero e schietto, che Giorgio Gomirato, poeta solitario del segno e innocente cantore di questa terra e della sua gente, racconta sulle note alte di una prosa dialettale, con quell’arguta ironia di chi sa prendere ancora la vita con la leggerezza nel cuore e la passione nell’anima.

Il segno di Gomirato, nella libera trasposizione del dato reale in una dimensione surreale e fantastica, richiama alla mente gli esempi migliori di Ernst, di Mirò e Masson, anche per certi automatismi psichici in cui si combinano elementi ludici e psichici di un’incontrollata, felice, spontaneità inventiva. La linoleografia di questo autore, presente nel percorso espositivo della Galleria, costituisce quindi un linguaggio a sé, in quanto la tecnica e la materia incisa lo allontana dalla pittura, per il predominio del segno e delle masse, che lo rendono secco e deciso.

Le sfumature e le luci diffuse che conferiscono ai paesaggi di Gomirato toni lirici e poetici, qui sono assenti, e l’effetto artistico affiora in quel senso di favola che la scena rappresentata suggerisce. Luciano Perissinotto la descrive così:”…La massa imponente del cacciatore fa tutt’uno con lo slancio affettuoso del cane: la linea che scende dalla spalla destra, continua, incurvandosi, all’altezza del collo, prosegue a delineare quella sinistra e, quindi, segue il profilo della testa e della schiena dell’animale. Che si tratti di un cacciatore non v’è dubbio, ma rappresentato in un momento di riposo e di confidente attenzione al suo cane. Se ne sono resi conto anche gli uccelli: tutt’altro che spaventati, sembrano partecipare alla gioia di una pace…”. L’opera, di cm 26×31, è stata eseguita nel 1971, ed è intitolata, appunto, “Cacciatore con cane”.

Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione della linoleografia consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.