MARIO SIRONI

(Sassari, 1885 – Milano, 1961)

Mario Sironi, insieme a Umberto Boccioni e Fortunato Depero è considerato il più autorevole ed originale pittore italiano legato alle esperienze evoluzionistiche del Futurismo italiano su scala europea. Con una stilizzazione che si rifaceva ad arcaici modelli pre-rinascimentali, con un potente senso dei valori plastici e del colore, ha dato voce all’umanesimo civile d’intonazione fascista degli anni venti-trenta.

Formatosi sulla scia del futurismo, poi metafisico, nella maturità si volge decisamente ad una visione arcaista in cui domina un sentimento di acuta solitudine. Una solitudine che traspare dalle desolate periferie delle città industriali, da lui efficacemente rappresentate, o dagli spogli paesaggi montani, dominati dalle volumetrie delle rocce livide, che fanno da quinta ai primi piani delle sintetiche e contrastate “composizioni”, che hanno contribuito a far conoscere il suo linguaggio esclusivo. Un linguaggio questo scaturito da una visione dolorosa della vita e che ha fatto definire l’artista “pittore tragico”, attraverso il giudizio espresso da Scheiwiller.

Nella Galleria d’Arte Moderna De Cillia è presente una piccola, ma incisiva opera del pittore, intitolata “Due figure: è un olio su tela di cm 38×30.5 datato 1940. “…Lasciati alle spalle anche i più semplici riferimenti esteriori, accentua il potere delle forme evocate da uno sfondo assoluto con pochi bruni ed ampi livori bianchi. …su un piano frontale emergono le due silouettes, appena accennate, quasi fossero fantasmi riflessi, emersi dalla profondità della storia…”, “…relitti di una umanità che vive con il peso incombente dell’annullamento”.

Per accedere ad ulteriori dati relativi alla catalogazione dell’opera consultare il sito www.beniculturali.regione.fvg.it.