TIZIANO TURRIN

(Tarcento, 1912 – 1975)

Tiziano Turrin veniva considerato uno degli autori più acuti della pittura di qualità nell’ambito della cultura friulana figurativa del secondo Novecento. In gioventù ebbe un intenso sodalizio con Giovanni Toffolo, che diventerà il grande Anzil, dalla figurazione magica, nordica e nello stesso tempo realista.  Nel dopoguerra, molte figure, affermate o mergenti, di artisti, scrittori, intellettuali, appassionati d’arte convergevano a Tarcento. Erano gli anni in cui facevano la loro apparizione Giuseppe Zigaina, Pier Paolo Pasolini, Ugo Canci Magnano, Elio Bartolini, Tito Maniacco, Arturo Manzano e tanti altri che si univano ai tarcentini Luciano Ceschia, Francesco Tentori, Bepi Zanello…. Erano ammiratori di Tiziano Turrin, di quella maestria innata che dimostrava nel disporre il colore sulla tela, di quella poetica malinconica che esprimeva in paesaggi, nature morte, maschere, ritratti.

Negli anni Cinquanta e Sessanta fu presente in molte esposizioni regionali. Questo artista tarcentino, pur avendo avvertito la crisi esistenziale dell’uomo contemporaneo, delineandone il clima in varie sue opere, seppe individuare nel volto del proprio ambiente un messaggio di pace e di sicurezza, percepibile nelle salde volumetrie delle montagne e delle case contadine, come sono raffigurate nell’opera “Tarcento” (olio di cm 27×36, del 1943). Il mondo della natura suggerisce, ancora una volta, il senso di protezione del grembo materno, fornendo quelle certezze che le crisi esistenziali, soprattutto del dopoguerra, avrebbero incrinato. L’opera menzionata di Tiziano Turrin esprime pertanto l’esigenza di equilibrio fra l’io e l’ambiente, attraverso la raffigurazione di uno scorcio di paesaggio agreste, tramite cui l’esistenza viene quasi rigenerata dal colore del sole e dal protettivo conforto di mura amiche.

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